Ovarda (Torre d’), anticima Est – Parete Sud

Ovarda (Torre d’), anticima Est – Parete Sud
La gita
paolo66
4 23/06/2019
Accesso stradale
ok ma teoricamente divieto d'accesso da metà strada per Alpe Ovarda

Via impegnativa fisicamente e mentalmente, entusiasmante per la varietà di stili; molti tratti su strapiombo, muri a tacche, diedri e fessure. Le difficoltà sono continue e l’arrampicata sempre atletica. La roccia è molto fratturata e i tratti instabili sono numerosi; veramente impressionante il traverso della quinta lunghezza, che si svolge su un tratto di parete con forte esposizione e su un pilastro molto frastagliato e parzialmente staccato dalla parete lungo larghe fessure; qui l’impegno psicologico è al massimo. La chiodatura è sovente lunga, ma volendo è spesso possibile integrare; spit molto distanziati sul primo tiro, che è un buon biglietto da visita per il resto del percorso. In generale è una via su cui è meglio evitare di cadere, visto il gran numero di spuntoni e spigoli. I tiri si possono riassumere come segue. 1° tiro (lungo) con partenza dura su breve strapiombo e difficile ristabilimento (secondo me 6b e uno dei passaggi più duri dell’intera via); quindi si prosegue su diedri e placche a tacche con difficoltà continue. 2° tiro (breve) dapprima in traverso a destra con bellissima dulfer che immette ad un balconcino da cui, su ostica placca verticale, si torna in traverso verso sinistra (6b). 3° tiro (lungo) con prima parte su muri fessurati (6a-6a+) fino ad un diedro strapiombante sul filo di uno spigolo, da affrontare con decisione (6b+). 4° tiro molto bello per muri con fessure e piccoli tettini (6a continuo, forse anche 6a+). 5° tiro (lungo), il più psicologico della via; dapprima in verticale sopra la sosta per diedro fessurato, fino a un muro strapiombante che si aggira con un traverso ben ammanigliato in un settore della parete fatto di roccia molto rotta e ricca di spuntoni; uscita verso destra su pancia aggettante con prese svase, al di sopra della quale si prosegue superando ancora un faticoso tetto ben ammanigliato (6a+); allungare bene i rinvii, le corde tirano molto nell’ultimo tratto. 6° tiro, placca fessurata con un singolo piuttosto duro verso il termine, per uscire su un piccolo terrazzino al di sopra del quale le difficoltà diminuiscono (6b, più perché si arriva stanchi che per la reale difficoltà). Noi siamo scesi in doppia; le calate (5) sono tutte molto dirette e senza grossi problemi; l’unica che potrebbe dare grattacapi è la seconda (coincidente con il tiro in traverso) dove i numerosi spuntoni sono un invito all’incastro.
L’avvicinamento non è eterno se si arriva in macchina fino all’Alpe d’Ovarda. Si tenga però conto che oggi “teoricamente” l’accesso alla strada sarebbe vietato da circa metà percorso (parcheggio sopra la cappelletta); noi ce ne siamo fregati ed è andata bene, altrimenti contare un’ora in più di salita e la cosa si fa seria. Dall’Alpe al colle contare 75-90 min; da qui altri venti minuti circa all’attacco. L’ometto descritto nella relazione principale ad oggi non esiste più.
Con Karin che ha stretto i denti e non ha mollato.

Con Karin che ha stretto i denti e non ha mollato.

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