Seguendo le chiare indicazioni, si scende nel canalone Battisti senza particolari difficoltà, per poi iniziare una lunga traversata che presenta un passaggio particolarmente aereo ed esposto in corrispondenza del superamento di uno spigolo. Si procede alternando traversi a leggere perdite di quota fino a incontrare una discesa più marcata che rappresenta il tratto chiave del percorso “base” in quanto, prima di raggiungere una serie di staffe, bisogna affrontare una placca abbastanza povera di appigli. Il percorso prosegue in traverso alternando tratti comodi ad altri leggermente più impegnativi fino a portarsi nei pressi del primo dei due ponti tibetani. Si supera una breve paretina per poi affrontare uno spigolo che porta al secondo ponte, che volendo può essere evitato mediante percorso attrezzato alternativo. Raggiuta una larga cengia dove vi è il libro firme, si può scegliere di uscire risalendo il percorso “base” (“spigolo del vento”) che si mantiene su difficoltà simili a quelle incontrate lungo la ferrata, oppure optare per la variante estrema che prevede, dopo una facile scaletta metallica, il superamento di una scala elicoidale con i gradini in cavo e con un tratto finale verticale e liscio che richiede una notevole trazione di braccia (passaggi ED). In entrambi i casi si esce presso il “Trono dell’Aquila” (scultura metallica), che rappresenta la fine della ferrata. Il ritorno prevede la risalita alla Cima della Paganella che può avvenire con percorso diretto (20′) oppure passando dal “percorso botanico” (circa 40′)