- Accesso stradale
- Parcheggio a pagamento a Villanova (3€)
Abbiamo effettuato il giro come da descrizione. Partiti da Villanova abbiamo raggiunto la conca del Pra e poi il colle Urina. Sul percorso ci sono alcune piccole valanghe residue che è meglio aggirare piuttosto che attraversare, poiché sono ormai “mangiate” dall’acqua che scorre al di sotto e tendono a crollare sotto i piedi.
Dal colle Urina siamo dapprima saliti sulla destra, alla volta del Mait d’Amunt, senza percorso segnato ma senza difficoltà.
Tornati al colle siamo partiti alla volta del Palavas. L’attacco del sentiero è coperto da un nevaio aggirabile. Da lì abbiamo puntato al canalino, oggi molto ben visibile per via della presenza del deposito di una colata fangoso-detrica di colore grigiastro, molto più chiara rispetto alle rocce circostanti. Abbiamo quindi risalito questa colata (relativamente stabile) fino al masso citato in descrizione, dove si incontra un segno viola che invita a svoltare a sinistra, lo si aggira per puntare immediatamente verso l’alto. Da lì fino alla cima si sale cercando gli ometti (i segni viola ci sono, ma sono talmente sbiaditi che si vedono solo all’ultimo), dapprima su detrito stabile con zolle d’erba, poi su pietraia a grossi blocchi per lo più stabile (ma attenzione, ogni tanto qualcosa anche di grosso si muove!). Sulla pietraia si usano talvolta le mani.
Dalla cima meraviglioso panorama verso la Francia, nuvole in arrivo sulla Val Pellice.
Siamo poi scesi verso il bivacco Salvasera. Prestare molta attenzione all’attacco del percorso: dalla cima, infatti, ci sono due serie di ometti, una delle quali porta ad ovest, verso la Francia. Per il bivacco, invece, dalla croce occorre seguire la cresta per pochi metri verso sud, per raggiungere un intaglio tra le rocce a sinistra, dove si vedono i primi ometti, che guidano fino alla fine della parte più rocciosa del percorso. In questa fase, la traccia GPS è stata di grande aiuto, grazie a chi l’ha caricata.
Una volta raggiunta la zona più detritica abbiamo perso gli ometti, e abbiamo optato per una discesa “a vista” puntando direttamente al prato al di sotto del bivacco, camminando su ghiaietto instabile (occhio a non far cadere pietre su chi cammina più in basso).
Raggiunto il prato abbiamo intercettato il sentiero per il bivacco; da lì in poco siamo tornati alla sorgente del Fontanone (oggi, fedele al suo nome, con una portata abbondantissima) e da lì a Villanova.
Un appunto per chi, come noi si fa accompagnare da un amico a 4 zampe. Di solito la nostra amica non ha mai problemi sui percorsi valutati EE, anche in stile “ravanage”. Oggi, invece, abbiamo dovuto aiutarla parecchio, soprattutto sulla pietraia finale del percorso di salita e qualche passaggio del percorso di discesa. Conoscendo la via non l’avremmo portata con noi.