Dal piccolo pacheggio in 15/20 min per sterrata al Gias la Grotta (1700m). Attraversare il rio come descritto nell’itinerario per la Pan Perdù e seguire per 10min circa il sentiero. Al bivio a dx segnalato da un grosso ometto di pietre (con bastoncini ed un sasso colorato di giallo) proseguire invece dritto a sx risalendo (con delle svolte) in diagonale verso sx il pendio boscoso (vasta pietraia a dx) fino ad intercettare il piccolo rio che scorre nel valloncello di Pan Perdù (it. della testa delle Novelle).
Risalire per più di 1h il valloncello (traccia migliore posta sulla dx orografica del rio, possibile anche a sx, più ripido e faticoso) che alterna tratti in piano con pendii più ripidi per pervenire infine ad una vasta conca pietrosa, posta alla testata del vallone, ricoperta di pietre/pietroni. Dirigersi progressivamente verso dx (SE), puntando ad un evidente intaglio tra due piccole sommità, transitando sotto una caratteristica ardita guglia che replica un Cervino in miniatura (dovrebbe essere la quota 2736m su IGC, bastone in vetta).
Raggiunto faticosamente l’intaglio (affaccio sul vallone della Paur e sulla sua Rocca, nonché sulle Valrosse) girare a sx per risalire il crestone/pendio discretamente esposto sul lato O di risalita del canale che confluisce sulla movimentata cresta proveniente dalle Novelle /Rimà (ultimo passo non agevole e un pò esposto di II+).
Tale itinerario in pratica procede in parallelo a sx rispetto al canalino della via normale. Seguire la cresta (che vira progressivamente a dx), agevolmente, superato lo sbocco del predetto canalino, fino all’ometto di vetta della Pan Perdù. Panorama spettacolare, ma il più bello deve ancora venire.
Riguadagnata la confluenza tra le creste, seguire quella in direzione Novelle-Rimà, filo agevole di massi accatastati per poi risalire 30/40m il pendio che conduce alla vetta (da questo lato svettante cuspide arrotondata, innominata, ometto, non segnata su IGC, quota 2839m, definita anticima da M. Bruno, cfr foto del volumetto ed. Blu) che ha inevitabilmente già attirato l’attenzione di chi risale l’ultimo tratto verso la Pan Perdù, e posta a NO di questa.
Da qui seguendo per poco la cresta e poi abbassandosi per sfasciumi lato O Riofreddo in diagonale dx si guadagna un piccolo intaglio da cui diparte una breve molto esposta traccia che permette di aggirare il salto della cresta principale e riguadagnare una stretta forcella da cui in breve (filo cresta sottile ma a lastroni) si guadagna la seconda vetta innominata, 2740m, uno splendido torrione roccioso (simil Maledia lato pagarì). Si scende per breve traccia lato E (molto esposto) per giungere a sx al culmine di un salto impressionante di circa 25/30m, passo chiave.
Scesi in calata o corda doppia, o in libera avendone le capacità, auguri, III, roccia ruvidissima, scura e spesso incrostata di licheni, raggiungere un vasto intaglio da cui agevolmente si scende lato Valletta, E, per poco dopo attraversare senza difficoltà a mezza costa, qualche tratto esposto, puntando al bastone di vetta della Rocca Pertusà, 2714m, bastone con cartello arrugginito illeggibile, raggiunta con un’elegante ultima risalita per vasti lastroni, vetta a conti fatti ben modesta rispetto alle 2 precedenti “innominate”.
Da lì percorrere ancora brevemente la cresta per poi abbassarsi verso il Passo Pan Perdù (2573m) ma prima di raggiungerlo calarsi per sfasciumi ed erba (non molto ripidi, qualche grosso ometto) in direzione pressochè perpendicolare al laghetto quota 2452m appartato nella vasta conca pietrosa summenzionata (occorre pervenire ad un piccolo contrafforte O che affaccia su questo specchio d’acqua).
Da lì per tracce e percorso evidente, transitando sotto gli appicchi di un torrione roccioso verticale (sulla dx, N), guadagnare il centro della conca e la traccia di salita.
- Cartografia:
- IGC 1: 25000 Valle Stura
- Bibliografia:
- Rocca di Pan Perdu, via normale SSO, it. 3.3 ed. Blu