Salita decisamente di grande impegno, in ambiente super, che oppone difficoltà sostenute soprattutto sul quarto tiro in particolar modo se anzichè salire a destra prima della fine del canalino nevoso, prosegui dritto risalendo un camino di roccia lavata marcia e rotta che porta a piegare a destra in traverso su placca liscia sotto un tettino (tre vecchi chiodi in fessura) fino a raggiungere il terrazzino di sosta (non siamo masochisti ma alcuni vecchi chiodi prima del camino ci hanno tratto in inganno facendoci prendere questa variante). Il terzo tiro è psicologico per il traverso e rimarrà nei miei ricordi per sempre, infatti per prendere la picca all’imbrago ho perso l’equilibrio e sono scivolato qualche metro, senza conseguenze visto che ero da secondo ed ero praticamente fuori (mancavano due metri al pendio nevoso prima della sosta), solo un po di spavento essendo la prima volta, più che altro uno sbattimento dover rifare l’ultima parte del tiro. Sesta lunghezza non banale, soprattutto per la roccia pessima e qualche bel passaggio. Gli altri tiri nessun problema, non oppongono particolari difficoltà.
Trovate tutte le soste, segnalo al Colle dei Pancioni che uno dei due spit ha il dado allentato, discesa comoda dai Genovesi con doppia nel saltino finale.
Oggi le condizioni non erano buone, la neve presente non era quasi mai portante mentre avrebbe fatto comodo su certi passaggi lo fosse stato anzichè ramponare continuamente solo roccia, in compenso il meteo ci ha regalato una bella giornata anche se all’attacco non ci avrei scommesso due lire visto il nevischio leggero.
Insieme a Giovanni e alla guida Andrea G. che ringrazio per avermi fatto assaporare una salita impegnativa di vera montagna, per me una prova a ricercare i miei limiti massimi, limiti che qui ho capito quali essere.