Dallo spiazzo si rimonta la dorsale in direzione est fino al bordo di una dolina e ad un mitato in cattivo stato. Il colle di fronte si raggiunge con ampio semicerchio sinistra-destra. Dal colle, che difende il piccolo mitato Tria Matia, ci si dirige verso Sud e si compie un lungo traverso in costa sopra le doline di Tzelias. Consistenti tracce di capre facilitano la progressione. Arrivati a Ovest del Vassilikì, si risale l’ampia dorsale che porta alla vetta (metri 2010, ometto).
Ci si abbassa per il pendio/dorsale opposto e con ampio semicerchio, perdendo meno quota possibile, si risale per la dorsale ENE del monte Anthropolithos (metri 2098, piccolo muretto).
Si scende in direzione SE nella valle proveniente da Livada ad intercettare intorno a quota 1880 il sentiero E4 che, rimontando il versante opposto e infine con alcuni tornanti, porta alla sella del Rifugio Katsiveli (quota 1970). Questo rifugio, normalmente chiuso e le cui chiavi sono custodite presso l’EOS Chanion, è situato in bella posizione tra lo Svourichtí e il Papa Balomata, nostra prossima meta.
Dal rifugio si riprende la salita in direzione Ovest per gli svariati dossi della lunga dorsale fino all’ometto di vetta (metri 2121). La discesa avviene su terreno più complesso lungo la sinuosa cresta Ovest fino a quota 1930, poi si vira a sx per 100-150 metri e si imbocca un largo imbuto a dx che finisce su una barriera rocciosa. Ci si cala fra i grandi massi e si raggiunge il sottostante pendio di mobili detriti che deposita sul pianoro di Piroù, dove si ritrova il sentiero E4 (q.1780).
Si attraversa il sentiero puntando alla modesta elevazione situata di fronte al mitato Piroù, poco sotto la cima di essa si traversa a sinistra ricominciando quindi la salita verso una seconda elevazione di poco più alta. Giunti quasi all’apice, ci si sposta nuovamente a sinistra accedendo ad un piccolo ripiano alla base della dorsale ESE del Petradé. La si rimonta e con alcuni saliscendi si arriva sulla vetta (metri 2092), caratterizzata dal segnale trigonometrico posto dall’esercito greco.
Si scende per l’opposta dorsale in direzione NO, superando dapprima un tratto più ripido sulle solite pietre mobili e abrasive. Percorsi pochi metri, la pendenza si abbatte e si raggiunge agevolmente una depressione che si affaccia sul pianoro di Plakoseli (ometto). Si volge a destra e si attraversa il pianoro puntando al piccolo colletto antistante. Raggiuntolo, si compie un ampio semicerchio da sinistra a destra, cercando di non perdere quota, sino alla base del pendio O del Piroù Limni. Lo si risale senza percorso obbligato guadagnando finalmente il gigantesco ometto di vetta (metri 2087).
Si prosegue sulla dorsale in direzione NNO dapprima scendendo ad un colletto e successivamente risalendo verso l’antistante elevazione. Se ne aggira la cima stando sulla sinistra e abbassandosi gradualmente ad un successivo colletto. Da qui con un traverso ci si porta sul bordo del ripido pendio che scende nella valle a Ovest del mitato Tria Matia.
Si inizia la discesa su mobili detriti puntando al centro della valle e, giunti alla base del pendio, si bordeggiano alcune doline mantenendosi sulla sx idrografica. Superate le doline, la valle spiana formando un piccolo pianoro utilizzato come pascolo per le pecore. Lo si attraversa e là dove la valle torna a restringersi, si reperisce sulla destra un buon sentiero che, rimanendo alto sulla gola sottostante, riporta al Mitato Kakoperato.
- Cartografia:
- Crete 11.11/11.12 Lefkà Ori Sfakià/Pachnes 1:25.000 Ed. Anavasi