Salite alla capanna Gnifetti per il percorso diretto con gradini e canaponi, completamente asciutto e in ottime condizioni, per il traverso finale i ramponi non sono necessari, se si ha un minimo di confidenza con il tipo di terreno. Il tratto di ghiacciaio dietro Capanna Gnifetti è, come sempre, molto crepacciato, occorre prestare grande attenzione. Crepacci grandi e aperti anche poco sotto il Col del Lys e in zone in cui mai prima li avevo visti scoperti (nemmeno a settembre). Meglio essere veloci e rientrare a Capanna Gnifetti il più presto possibile, vista la dubbia solidità dei ponti di neve. Il gran caldo era fortunatamente mitigato da vento abbastanza sostenuto. Dal Col del Lys ci siamo dirette verso la sottile e aerea cresta della Parrot, che si attacca dopo qualche passo, non eccessivamente esposto, su roccette. Giunte in cima abbiamo fatto dietrofront ripercorrendo la bella cresta per poi salire, con pochi facili metri di dislivello sulla Ludwigshöhe. Siamo poi andate all’attacco del Corno Nero e, fatti i primi 4-5 passi molto verticali oltre la creapaccia terminale, abbiamo deciso che non era il caso di salire, con una picca sola e senza possibilità di fare una doppia per scendere (avevamo solo una corda da 60m, che non credo sia sufficiente per toccare la base). Balmenhorn solo salutato, poiché lo avevamo già salito.
Per tutta la mattina un elicottero ha sorvolato su e giù il ghiacciaio: abbiamo poi scoperto che trasportava un pianoforte al colle Gnifetti, utilizzato per una performance in quota da una nota musicista/alpinista. Mah…
Un mah…anche per lo stile da ristorante chic adottato da Capanna Gnifetti: abbiamo visto passare eleganti calici di vino e stoviglie di deliziosa fattura e stile, un po’ stridenti in un rifugio, che non avrebbero comunque turbato se non fosse stato per quantità e porzioni del vitto, decisamente inadeguate alla fame che, è noto, attanaglia tutti noi la sera in rifugio, e alle energie necessarie per le salite del giorno successivo. Tutto di ottima qualità e sapore, comunque.