Nel canale ora ci sono tre chiodi tradizionali che ho allocato nei punti strategici dove un minimo di sicura per chi sale dal basso, ma anche per eventuali calate dall’alto non posso che rivelarsi utili.
Le soste inutile dirlo, andrebbero rafforzate e un martello per un eventuale ripetizione dal basso ora sicuramente facilitata, meglio averlo al seguito, i chiodi classici col tempo e’ risaputo tendono a uscire dalle proprie sedi che possono sempre e solo essere in questo caso specifico delle fessure nella roccia
Un tentativo infruttuoso compiuto dal basso, vista l’impossibilita’ di superare un muro di 5-6 metri valutato di V, verticale liscio e incrostato di ghiaccio, senza un minimo di protezione dal basso, intima a un dietrofront, non a una resa, in quanto immediata scatta l’idea di provare allora a scenderlo dall’alto. Per fare cio’ e giocoforza inevitabile aggirare la montagna scegliendo di arrivare in cima da ovest, contornandola per intero alla base. Molta neve a ostacolare non poco il procedere. Dalle tracce sulle neve intuisco che il socio salito dalla normale mi aveva anticipato sia pur di poco. Come ci siamo reincontrati dopo che le nostre strade si erano temporaneamente divise poco prima, giusto il tempo per un autoscatto, ed ecco che le stesse tornano a dividersi una seconda volta. Lui dalla normale da dove era salito. Io giu’ dalla goulotte che in salita per ragioni di sicurezza, non mi e’ riuscito di superare.
Non semplice in disarrampicata con neve a ricoprire appigli e appoggi con sotto un vuoto di 200 m e piu’, giungere al pino (che poi sono due in realta’) per attrezzare la prima doppia, che alla fine saranno in numero di 5, tutte di 35m, quello che e’ lo sviluppo del canale nella sua totalita’. Scendero’ un tratto di una 50na di metri su terreno misto piu’ appoggiato. Ma ben presto mi trovero’ costretto ad allestire la seconda doppia attorno ad un esiguo ma solido spuntone con cordino lasciato in loco che mi consentira’ di scendere il salto sottostante.
Una terza doppia su chiodo a piattina ( ne avevo dietro un set a mo di scorta per imprevisti vari etc etc…) che piantero’ ben fino in fondo, mi consentira’ di portarmi a pochi metri a monte della strozzatura alla base della quale ha origine il muro che mi ha fermato all’andata. Con un altro chiodo a piattina (dopo ricerca accurata della fessura giusta dove piantarlo) scendo per intero i 35 m della strozzatura fino alla base del muro che ho tralasciato di saggiare dal basso, nonostante una corda ora ci fosse a pendere dall’alto.
C’era l’esigenza di no fare tardi onde evitare di fare attendere il socio ormai giu’ all’auto a lungo piu’ di tanto.
Ancora una doppia dopo breve discesa con tanta neve caduta di fresco fino all’uscita dell’ultima strozzatura breve ( la prima che si incontra una qualvolta giunti al sommo del conoide), questa volta su chiodo a v che avevo piantato durante il tentativo iniziale, e che ora mi e’ tornato utile per uscire con l’ultima delle doppie (la quinta), definitivamente dal canale
Con l’amico Rod..dove trovo un altro con un infinita pazienza come la sua…