Segnali riverniciati di fresco, bianchi e rossi.
E' possibile un percorso ad anello, con salita che si svolge sul classico sentiero ben segnalato mentre la discesa invece è sul versante opposto, tramite un antico sentiero usato dalle popolazioni degli alpeggi, ora poco marcato e difficile da reperire. Sconsigliato in caso di nebbia per le difficoltà di orientamento.
Percorrerla fino all'ampio spiazzo della cappella di Prarotto
Di fronte alla cappella imboccare una sterrata che attraversa alcuni prati con villette e, diventata sentiero, risalendo la dorsale sud tra boschi di noccioli e rade pinete.
Si transita per l’alpe Formica (1870 m) e piegando leggermente a Sx si raggiunge la cresta prativa che qui si orienta SE/NO. Si segue la cresta fino alla sella, poi si risale la ripida dorsale in direzione N e si piega nuovamente verso NO seguendo la traccia che passa sotto alcuni torrioni fino in prossimità di un colletto.
Poco prima di questo si piega a destra (traccia e bolli rossi) e in breve si giunge in vetta su facili roccette.
Per la discesa, nel caso si volesse compiere un anello un po’ avventuroso e fuori dai sentieri comuni, si ritorna al colletto precedentemente ignorato, proseguendo sul sentiero per la Punta Lunella. Ad un secondo colletto erboso lo si abbandona, per scendere al meglio il sottostante canalone erboso e di rododendri, con vaghe tracce probabilmente di animali.
Dopo aver perso circa 150 m di dislivello dal colletto, si giunge ad un piccolo pianoro, acquitrinoso in primavera; sulla destra si scorge una parvenza di sentiero, che in lontananza si vede tagliare tutto il versante ovest della Rocca Patanua, mantenendosi ad una quota di 2000 m circa.
Inizialmente è molto facile perdere il sentiero, come punto di riferimento si tenga una sella erbosa su un costone che scende nel vallone di Praburet. Il sentiero transita a monte di questo colletto, e dopo l’attraversamento di un ruscello, diventa più evidente e meno facile da smarrire.
La traccia oggi usata probabilmente solo da cacciatori, prosegue a mezzacosta senza grossi strappi, passando in ambiente suggestivo e selvaggio, tra canaloni e pinnacoli rocciosi.
Quando si incontra un tubo nero di plastica usato dai pastori per portare acqua agli alpeggi, si è ormai in prossimità del villaggio delle alpi Tulivit, purtroppo tutte diroccate. Qui in caso di erba alta è facile perdere la traccia, bisogna ricordare di tenersi a monte delle baite e attraversare i prati fino a trovarla nuovamente.
Raggiunto il rudere dell’Alpe Tuluit ci si ricollega al sentiero classico percorso in salita.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25000 n.3 Val Susa, Val Cenischia, Rocciamelone, Val Chisone
- Bibliografia:
- R. Barbiè, In cima, 77 normali in Valle di Susa, Blu eds.