Note tecniche:
- È un itinerario da percorrere in autunno o ad inizio primavera quando la vegetazione non è rigogliosa ma i canaloni sgombri di neve, diversamente l’accesso diventa complicato o quasi impossibile.
- Noi siamo scesi nel Vallone di Crosiasse e quindi a Bracchiello, che è il paese prima di Chiampernotto da dove si parte. Da Bracchiello è possibile tornare in una mezz’ora su sentiero segnalato a Chiampernotto. Diversamente bisogna lasciare un’auto a Bracchiello. In questo caso dalla provinciale si deve salire a destra seguendo l’indicazione “Bracchiello” fino alla fine della ripida stradina, in una piazzetta.
Note storiche:
- Una via antica della quale non è stato purtroppo possibile stabilire con esattezza l’anno della prima ascensione comunque collocabile nel decennio tra il 1920 e il 1930. La si può quindi annoverare tra le prime “palestre” torinesi di arrampicata. La via venne intitolata a Botto, un socio della GEAT di Torino, caduto sul Grand Cordonnier.
- A sinistra della Cresta Botto si trova lo Sperone Grigio, la struttura di gran lunga più conosciuta della zona, che venne superato per la prima volta nel 1950 anche se la via più famosa rimane la Diretta Integrale del 1967. A destra invece troviamo la Piramide dove la via più antica è quella di Gabriele Boccalatte del 1935. Gli altri itinerari sono opera di Dionisi negli anni ’50 del ‘900.
DIFFICOLTA’: D- , V max
MATERIALE IN POSTO: 3 chiodi, 1 nut e un vecchio cuneo di legno
MATERIALE OCCORRENTE: friend dal n°0.4 al n°2 BD, cordoni e fettucce per gli spuntoni, qualche nut utile ma non indispensabile. Un martello per ribattere i chiodi e qualche chiodo per emergenza.
Ci si inoltra in mezzo alle case mediante una scala con i gradini in cemento. Da qui parte il sentiero segnato con bolli bianchi e rossi (cartello indicatore) che porta alla frazione di Monaviel (1282 m). Giunti alla frazione si continua a sinistra in mezzo alle case proseguendo per il sentiero segnalato dal cartello indicatore “Sperone Grigio”. Si passa vicino ad un acero centenario e in circa 10 min si raggiunge il canale (1340m circa) esattamente sotto lo Sperone Grigio, che troneggia in alto. Da questo punto il sentiero principale continua verso la frazione Pian del Tetto di Ala di Stura ed è quindi necessario seguire la traccia/sentiero che si dirama a destra (indicazioni per Sperone Grigio, radi bolli bianchi e rossi). A un primo tratto più agevole ne segue uno più impervio (terreno ripido) e talvolta disturbato dalla vegetazione. Dove il letto del torrente si allarga formando un piccolo anfiteatro, allo sbocco di una gorgia, bisogna abbandonare la sponda che si sta risalendo (che via via diventa sempre più ripida) e scendere in esso (in questo tratto i segni non sono così facili da reperire). Si risalgono facilmente i massi della forra fino a giungere a un caminetto con corda fissa (verificarne lo stato). Lo si supera, giungendo al cospetto dell’imponente Sperone Grigio, su una placcone roccioso. Da questo punto si sale qualche decina di metri (presente una vecchia freccia in vernice rossa che però punta verso sinistra e che porta allo Sperone Grigio) per traversare a destra fino alla base di un profondo canale di erba e rocce, chiuso a sinistra (verso di salita) da un contrafforte secondario parallelo allo Sperone Grigio e a destra dalle propaggini della Cresta Botto. Si risale agevolmente il canale piegando al suo termine verso destra su ripida erba fino a un evidente intaglio sulla cresta. Da qui inizia l’arrampicata. (quota 1700m circa, 2h 30’ da Chiampernotto).
- Dall’intaglio si risalgono facilmente le rocce frammiste ad erba (II-III) fino alla base di un salto più ripido. 1 chiodo di sosta. Si è ora alla base di uno dei tiri più difficili della via. Si sale dritti fino a 1 chiodo e 1 nut incastrato e si prosegue con arrampicata delicata spostandosi verso sinistra alla base di una lama con vecchio cuneo in legno. La si supera (attenzione ad alcune lame mobili) fino a un buon punto di sosta. Tiro di V grado.
- Ci si sposta ora a sinistra verso lo spigolo, ci si ribalta su una zona abbattuta e si prosegue per il successivo placcone con difficoltà di III-IV grado. Si prosegue su difficoltà analoghe fino alla base di un salto più ripido formato da uno speroncino sulla destra del torrione. Lo si supera con difficoltà sul IV grado fino a una zona più abbattuta ed erbosa dove si sosta.
- Con arrampicata più facile, ma sempre divertente, si giunge a una cresta erbosa orizzontale che si percorre fino alla base di un salto più ripido chiuso in alto da un tetto. Ci si innalza sullo sperone, solo all’inizio un po’ disturbato dall’erba, portandosi sotto al tetto dove si reperisce 1 chiodo. Qui si traversa a destra aggirando lo spigolo destro del tetto. Tiro di IV+ / V grado.
- Segue un breve tiro con un passo in discesa, di non facile impostazione, che porta a un comodo ripiano di blocchi dove si sosta.
- Da qui facilmente ci si porta alla base dell’ultimo ed estetico torrione piramidale.
- Lo si supera per il camino appena a sinistra del filo di cresta formato da una ripida placca. Tiro di IV grado.
- Dalla sommità del camino ci si porta facilmente alla fine del torrione da cui si scende sul lato opposto. In pochi minuti si risale il pendio erboso fino alla cresta che scende dalla vetta del Plù, a quota 1990m circa.
DISCESA:
la discesa più facile, anche se malagevole nella prima parte, avviene sul versante opposto abbassandosi verso il Vallone del Crosiasse. Si divalla per il ripido pendio su erba, bassi rododendri e pietraie fino al fondo, portandosi nel letto del Rio Crosiasse, all’altezza di una bella paretina grigia. Da qui si scende brevemente nell’impluvio secco fino a giungere a quello dove scorre il torrente.
Si passa sulla sponda opposta, si risale brevemente la riva scavallando in una zona più prativa e in un bel bosco di faggi dove si rinvengono i segni bianchi e rossi del sentiero che porta a Bracchiello (834m). Lo si segue con percorso panoramico fino al paese. Da qui, se non si hanno due auto, per tornare a Chiapernotto si può percorrere il sentiero segnalato che riporta all’auto in circa 30 minuti e con una breve risalita di un centinaio di metri.
Da segnalare che G.P. Motti nel suo libro “Palestre delle Valli di Lanzo” del 1974 descriveva la discesa sul versante sud. In questo caso bisognerebbe scendere nel ripido canale erboso, posto alla fine della via, tra la Cresta Botto e la Piramide (che è la parete triangolare che durante la salita si trova sulla destra, oltre il canalone) fino ai ghiaioni basali. Da qui all’attacco o direttamente a Monaviel. Vista però la natura del terreno (erba olina) si consiglia la discesa descritta e percorsa durante la nostra ripetizione.