Note
Storico
Bellissima via di stampo alpinistico su roccia ottima. Richiede attenzione in pochi punti causa scarse ripetizioni (attenzione nelle cenge di sosta). Segue una linea logica tra verticalità e grandi diedri attraverso l’imponente e oscura parete N del Pizzo del Salto, in ambiente selvaggio, isolato e lontano dagli itinerari più famosi. Il traverso al quarto tiro è un capolavoro di intuito dei primi apritori, come la parte alta, la quale si svolge su una serie di diedri sospesi sovrapposti, molto estetici e con arrampicata atletica. Lo sviluppo considerevole (soprattutto per le Alpi Orobie), il fascino selvaggio dell’ambiente, la ricerca dell’itinerario, la roccia buona e la presenza di pochissime protezioni fisse ne fanno una via di grande soddisfazione per cordate preparate ed allenate. Si consiglia durante l’avvicinamento di individuare la linea generale sull’enorme parete. L'ascensione si svolge prima su una grande parete verticale, dove i tiri cercano la via più facile in grande esposizione, per poi seguire una successione logica di grossi diedri obliqui fino a uscire in cresta nei pressi della solare vetta.
La relazione fa riferimento ad una ripetizione effettuata il 23 agosto 2022. Essendo cambiate di molto le caratteristiche del nevaio basale si ritiene questa relazione più aggiornata (soprattutto riguardo all'avvicinamento) rispetto alle altre presenti in rete, comunque valide nella descrizione della via.
Sviluppo: 600 m
Lunghezze: 15
Difficoltà: VI (VI- obbl.)/R2+
Difficoltà generale: TD-
Orario indicativo: 7-9 h (la sola via)
Attrezzatura presente: chiodi alle soste (non tutte, ma facilmente integrabili o attrezzabili), pochissimi chiodi in via (da verificare).
Periodo consigliato: Estate, parete fredda e che asciuga lentamente dopo piogge. Sole per poche ore al giorno.
OSS: La ritirata sulla via, una volta passato il traverso del 4 tiro, è molto problematica e vivamente sconsigliata, anche se già effettuata da una cordata in situazione di emergenza.
Avvicinamento
La relazione fa riferimento ad una ripetizione effettuata il 23 agosto 2022. Essendo cambiate di molto le caratteristiche del nevaio basale si ritiene questa relazione più aggiornata (soprattutto riguardo all'avvicinamento) rispetto alle altre presenti in rete, comunque valide nella descrizione della via.
Sviluppo: 600 m
Lunghezze: 15
Difficoltà: VI (VI- obbl.)/R2+
Difficoltà generale: TD-
Orario indicativo: 7-9 h (la sola via)
Attrezzatura presente: chiodi alle soste (non tutte, ma facilmente integrabili o attrezzabili), pochissimi chiodi in via (da verificare).
Periodo consigliato: Estate, parete fredda e che asciuga lentamente dopo piogge. Sole per poche ore al giorno.
OSS: La ritirata sulla via, una volta passato il traverso del 4 tiro, è molto problematica e vivamente sconsigliata, anche se già effettuata da una cordata in situazione di emergenza.
Dal parcheggio dopo l’abitato di Agneda (Piateda, SO), raggiungibile con qualsiasi automobile senza limitazioni si prosegue lungo la strada cementata che abbandona la piana per alzarsi tortuosa fino all’altezza del muraglione della diga di Scais (ignorare la deviazione per il rifugio Mambretti/Val Caronno). Si prosegue in piano sulla strada, ora sterrata, che lasciato il lago di Scais sulla dx idro, si addentra in Val Vedello, passando un Alpeggio.
Quando essa piega a dx. (idro) verso le ex. Miniere di uranio si prosegue per prati e pietraia nel centro della valle fino alla piana superiore, sempre in vista dell’imponente parete. Dopo il pianoro con qualche grosso masso, si reperisce una debole traccia sul versante sx (idro.) della valle che sale fino all’altezza della morena circolare, nella quale sorge quel che resta del ghiacciaio del Salto.
Si prosegue sempre sulla sx idrografica della valle per pietraia un po instabile fino a imboccare la cengia detritica che taglia tutta la parete, nel punto in cui essa tocca il pendio nei pressi di un displuvio di sfasciumi che scende dal Passo del Forcellino. Saliti su di essa per facili rocce compatte la si segue sempre contro la parete in ascesa verso sx. (ometti) incontrando passi di I. Si sale slegati il sistema di cenge fino a portarsi circa nel centro della parete e con un ultimo breve passo di II si accede ad una placca compatta e piatta che prosegue a forma di mezzaluna verso sx. Alla dx. di essa, in una piccola nicchia con detriti è posto l’attacco (chiodo con cordino arancione sbiadito), sotto ad un breve diedro. E’ consigliabile individuare questo punto durante la salita nella valle. Ramponi obbligatori a inizio stagione e in annate particolarmente nevose. (2,5/3 h)
Descrizione
Quando essa piega a dx. (idro) verso le ex. Miniere di uranio si prosegue per prati e pietraia nel centro della valle fino alla piana superiore, sempre in vista dell’imponente parete. Dopo il pianoro con qualche grosso masso, si reperisce una debole traccia sul versante sx (idro.) della valle che sale fino all’altezza della morena circolare, nella quale sorge quel che resta del ghiacciaio del Salto.
Si prosegue sempre sulla sx idrografica della valle per pietraia un po instabile fino a imboccare la cengia detritica che taglia tutta la parete, nel punto in cui essa tocca il pendio nei pressi di un displuvio di sfasciumi che scende dal Passo del Forcellino. Saliti su di essa per facili rocce compatte la si segue sempre contro la parete in ascesa verso sx. (ometti) incontrando passi di I. Si sale slegati il sistema di cenge fino a portarsi circa nel centro della parete e con un ultimo breve passo di II si accede ad una placca compatta e piatta che prosegue a forma di mezzaluna verso sx. Alla dx. di essa, in una piccola nicchia con detriti è posto l’attacco (chiodo con cordino arancione sbiadito), sotto ad un breve diedro. E’ consigliabile individuare questo punto durante la salita nella valle. Ramponi obbligatori a inizio stagione e in annate particolarmente nevose. (2,5/3 h)
- L1: Salire il diedro in verticale fino a un ripiano; 50 m, III, sosta su 2 ch.
- L2: Continuare nel diedro sulla sx fino ad incrociare il diedro-camino della Via Messa; 40 m, II-III, sosta su masso incastrato che forma una clessidra.
- L3: (Tiro chiave della via), salire la paretina aggettante a dx della Via Messa fino ad un ripiano, alla cui sx si prosegue per diedro faticoso con passo impegnativo fino a che esso è sbarrato da un tettino. Si traversa a sx. con passo difficile (1 ch.) e si sale in verticale superando una breve placca fino alla sosta posta sulla dx.; 50 m, VI/VI- obbl., sosta su 2 ch.
- L4: (Traverso), ci si abbassa per 2 m a dx superando lo spigolo e proseguendo per il famoso traverso di circa 20 m su roccia compatta ed entusiasmante (1 ch. in mezzo, scarse possibilità di protezione). Si sale allora in traverso a dx verso la sosta visibile, superando uno spuntone e arrivando su un comodo terrazzo sospeso; 50 m, V+, sosta su 2 ch.
- L5: Si sale in verticale per un vago diedro fessurato e dopo circa 15 m si piega a sx per circa 4 m per poi salire fino a una cengetta con ch. Si sosta sulla destra; 45 m, V-, sosta su 1 ch. Difficilmente rinforzabile.
- L6: Salire per placca a sx. puntando a una fessura posta sopra la sosta, da risalire su roccia delicata per circa 10 m spostandosi poi a sx. (1 ch.) su roccia più facile, puntando a una grossa lama a forma di dito sulla sx sulla quale attrezzare la sosta (non uscire sulla cengia erbosa a dx.); 45 m, V-, sosta da attrezzare.
- L7: Ci si abbassa per 2 m a sx. per poi salire ancora verso sx. e poi dritti fino alla base del primo grande diedro (qui si conclude la prima parte della via sulla grande parete e iniziano i grandi diedri); III+, 40 m, sosta su 2 ch.
- L8: Salire il bellissimo diedro con arrampicata entusiasmante fino a che diventa canale di sfasciumi; 55 m, IV, sosta da attrezzare.
- L9: Tenere la sx. del canale e salire fino a dove il secondo grande diedro parte sopra a un grosso masso; 20 m, I, sosta da attrezzare.
- L10; Salire la paretina a sx di un grande masso appoggiato per poi rientrare nel diedro da salire fino a superare un rigonfiamento (1 ch.); 50 m, V, sosta su 1 ch. (scomoda).
- L11: Proseguire nel diedro per circa 6 m per poi piegare a dx (1 ch.) e salire la parete puntando lo spigolo in alto a dx. su roccia un po’ delicata e verticale, fino ad un terrazzino con materiale mobile alla base del terzo grande diedro; 50 m, V-, sosta su 1 ch.
- L12: Salire il grande diedro appoggiando sulla parete di sx, superare un restringimento e uscire su roccia verticale sulla dx dopo circa 50 m, dove si riesce a attrezzare una sosta a friend; 55 m, IV+, sosta da attrezzare.
- L13: Continuare nel bellissimo diedro sempre più verticale appoggiando sulla parete di sx. quando troppo difficile; 50 m, V, sosta su 2 ch.
- L14: Salire ancora nel diedro per circa 6 m fino a uscire su un terrazzino sulla dx. Salire ora un diedrino strapiombante sulla dx. con passo impegnativo (1 ch.) fino a uscirne proseguendo poi per balze rocciose fino a un comodo posto di sosta con grosse lame; 45 m, V+, sosta da attrezzare.
- L15: spostarsi a sx per uscire in verticale sulla cresta, da salire fin dove si riesce ad attrezzare una sosta; 40 m, III, sosta da attrezzare.
Proseguire in cresta (conserva o slegati) per 30 m fino alla cima con enorme ometto.
DISCESA:
Dalla vetta si segue la normale, che scende per la cresta appoggiando sul lato bergamasco fino al passo del salto, di li si segue in discesa un canalone detritico fino a tornare in Val Vedello nei pressi della morena alla base della parete. (3 h)
Prima ascensione: Nordera Achille e Riva Guido, 13 agosto 1987.
Prima ripetizione invernale: Michele Cisana, Michele Pezzoli e Ivo Ferrari, 27-28 dicembre 2015.
Prima ripetizione invernale: Michele Cisana, Michele Pezzoli e Ivo Ferrari, 27-28 dicembre 2015.
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