Salgo domenica sera al bivacco. Due ore dal Gavia. Il bivacco è in condizioni relativamente buone. Ma assenza di acqua.
Il mattino dopo parto alle 8. La cresta del Monte Mantello è quasi tutta asciutta, a parte alcuni punti perennemente in ombra dove si trovano pochi cm di neve.
In 3 ore arrivo in cima al San Matteo. Sotto la vetta non sono salito per lo sperone diretto (da dove si calano in doppia), ma ho aggirato lo sperone appena a sinistra. E’ un pò più facile, ma in ombra e leggermente innevato. Rocce instabili.
Dalla cima continuo verso il Tresero. La pala nevosa sotto la cima è in condizioni perfette; un pò meno il canalino alla sua base. Ghiacciato e duro. Ma si riesce a scendere aggrappandosi alle rocce laterali.
Da qui in poi è possibile continuare senza ramponi. Sia Cima Dosegù che la Pedranzini sono in ottime condizioni. Asciutte le parti rocciose e recentemente innevate le altre.
Arrivo in cima al Tresero dopo 2 ore e 50. Da qui la discesa è facile e intuitiva, anche se personalmente mai fatta prima. Tutto asciutto. Alcune corde fisse permettono di raggiungere il ghiacciaio una cinquantina di metri a monte rispetto il bivacco Seveso.
Si percorre un pezzo di ghiacciaio alla sua estremità sotto delle bancate rocciose (ramponi inutili), per poi ritornare sulla cresta e seguire un sentiero. Da qui facilmente fino al fondovalle ed il rifugio Berni al Gavia.
Gran giro ad anello. La cresta del Monte Mantello è molto lunga e a mio avviso più lunga ed impegnativa della cresta che dal San Matteo porta al Tresero, lungo 4 delle 13 cime. Considerando come punto di partenza il parcheggio del rifugio Berni, arrivati in vetta al San Matteo, si è più o meno a metà strada.
Quindi consiglio il pernotto al bivacco Battaglione Ortles, come punto strategico.
2 ore dal passo al bivacco
3 ore dal bivacco al San Matteo
3 ore dal San Matteo al Tresero
3 ore dal Tresero al passo (con calma)