- Accesso stradale
- Da borgata Dairin
Abbiamo prima seguito la variante alla Normale e poi terminato la via con il famoso passo del gatto della Normale. Che dire, una bella via che, come tutte le vie storiche che si rispettino, presenta gradi forse un po’ più impegnativi di quanto non sia attestato su carta, (purtroppo non si compete con i big degli anni ‘30). Su L1 si sale in scioltezza, anche se conviene fare attenzione all’ultimo passaggio per arrivare in sosta, meglio passare sulla roccia e non sul fondo fangoso e poco stabile.
La placca di L2 risulta molto interessante, consiglio di studiarsela un po’ tra uno spit e l’altro, visto che non sono così vicini in alcuni tratti. Dopo una bella sosta comoda in cui togliersi le scarpette inizia L3, un bel diedro in stile alpino che ti fa forse rimpiangere di non aver portato dietro un caro friend. Ci sono però dei bei ribaltamenti in cui accasciarsi di peso con eleganza… Il tiro termina con un traversino, fino alla sosta sulla dx.
Sulla cartina della Sbarüa, l’unica che si vede in giro, sembrerebbe esserci una sosta tra L3 ed L4, il quale corrisponderebbe al passo del gatto. Io personalmente non l’ho trovata, ma mi sono arrangiata con una sosta improvvisata su friends per evitare troppi attriti. Evitabile? Sicuramente sì.
Il passo del gatto non ha senza dubbio eguali e ti costringe a strisciare senza scrupoli ed eventualmente ad usare la schiena ad incastro, soprattutto se si porta lo zaino come zavorra. Alla fine del passo del gatto c’è una sosta, consiglio di usarla per evitare altri attriti della corda, (noi abbiamo pensato bene di saltarla). Non abbiamo trovato la sosta dell’ultimo tiro, ma sulla cengia a sx, dopo alcuni ribalti non protetti, ci sono degli alberi comodi su cui assicurarsi prima di scendere a piedi su pastoni di foglie, a conclusione di una via inaspettatamente avventurosa e coinvolgente.
Abbiamo deciso di salire la Normale in una giornata di fine Maggio in cui il clima era però quello di Novembre: roccia bagnata e nebbia ad avvolgerci in un umido abbraccio, ma forse così abbiamo potuto apprezzare ancora di più i raggi di sole che, ogni tanto, squarciavano le nuvole, a mostrarci sprazzi di verde smeraldo a circondare la Sbarüa. Oggi la tecnica è andata un po’ a farsi benedire tra tiri reinventati, soste arraffazzonate e zaini trascinati con ignoranza… ma forse anche questo fa parte del gioco, di tanto in tanto. Vi consiglio un bel giretto nel passo del gatto: anche con umidità e nebbia questa via non ha perso di fascino!
Con il mio compagno di avventure… oggi si imitano i gatti anche in parete!