Dal rifugio Alpe Soglia raggiungete la strada sterrata e seguitela verso ovest. Al primo bivio, nei pressi dell’alpe La Soglia (m. 1711), mantenete la direzione verso ovest (freccia in legno, con l’indicazione per Pian Frigerola). Giunti al termine del tratto stradale, inizia il sentiero che segue l’itinerario n. 411 – Alta via canavesana. Il tracciato, non sempre agevole ma appena ripristinato e discretamente segnato (bolli bianco – rossi), raggiunge la cresta spartiacque per abbandonarla quasi subito, abbassandosi di un centinaio di metri sul versante della valle del Malone e proseguendo a mezza costa. Attraversando alcuni canali, raggiungete i ruderi dell’alpe dell’Uja (m. 2032, ore 1 e 10’) e poi, per magri pascoli e qualche pietraia, quelli dell’alpe dell’Angiolino (m. 1812, ore 2 ore e 20’).
Continuando per qualche decina di metri verso ovest, abbandonate l’itinerario n. 411 – Alta via canavesana e dirigetevi verso nord-ovest risalendo il ripido pendio fino a raggiungere il colle della Croce d’Intror (m. 1947, cartello indicatore), evidente insellatura della cresta spartiacque tradizionalmente usata dai montanari locali per i collegamenti tra le valli.
Dal colle della Croce d’Intror, seguite la facile cresta (bolli rossi) verso sud-ovest fino a raggiungere la Cima dell’Angiolino (m. 2167, ore 3 e 10’), evidenziata da un alto traliccio. Seguendo la cresta verso ovest, abbassandosi per meno di una cinquantina di metri e poi risalendo di un centinaio di metri, pervenite al monte Vaccarezza (m. 2203, ore 3 e 30’), la cui sommità è caratterizzata da un grosso ometto di pietre con un’edicola votiva e da un anemometro.
Dalla cima potete godere un panorama magnifico, che spazia dalle lontane Alpi Pennine (massiccio del monte Rosa) alle vicine Graie meridionali (gruppi del Gran Paradiso, della Ciamarella – Uja di Mondrone, della Bessanese – Albaron di Savoia, del Charbonnel e del Rocciamelone) e alle Cozie (gruppo del Monviso).
Dal monte Vaccarezza, dovete ancora seguire la cresta spartiacque verso nord-ovest (itinerario 408B, poi 408A; bolli rossi), per abbandonarla solo una volta raggiunta una roccia facilmente riconoscibile, perché vi è fissato un cartello metallico con la dicitura “Divieto di caccia” e vi sono altresì dipinti diversi segni più o meno stinti: un bollo giallo – rosso con un’estremità a forma di freccia, una freccia rossa, una scritta “Salvin”, un rettangolo rosso riquadrato di bianco, una stella di colore rosso.
Dirigetevi nella direzione indicata dalla freccia, piegando cioè in leggera salita verso sinistra in direzione di una spalla erbosa , seguite la traccia di sentiero che compie alcuni modesti saliscendi e poi svolta verso sinistra (direzione sud), aggirando una roccia (segni rossi e paletti blu-rossi).
Si incontra ora il sentiero 408 (cartello) che sale dal Rifugio Salvin e prosegue orizzontalmente, scendete il ripido sentiero ottimamente tracciato nell’estate 2014 (segni bianco-rossi e paletti), superando un valloncello e un costone di roccette affioranti e quindi oltrepassando un rigagnolo (spesso secco) affluente del rio dell’Ajat. In prossimità di una spalla erbosa, che finisce verso il basso contro uno sperone roccioso, la traccia svolta verso sinistra (direzione sud est) e giunge in vista della diroccata alpe Pertus superiore (m. 2030), che occorre lasciare qualche decina di metri alla vostra sinistra.
Sempre in discesa, la traccia piega a destra (direzione ovest) e poi a sinistra (sud), proseguendo a mezza costa fino a raggiungere un affioramento d’acqua. Continuate il percorso a mezza costa, ben segnalato.
Ci si addentra ora in un valloncello parallelo a quello del rio dell’Ajat con un’inclinazione più accentuata verso il basso, si continua a scendere tenendo come riferimento a valle un ammasso ordinato di pietre a secco, poco prima di raggiungere quest’ultimo abbandonate il vallone e piegate verso destra (ovest), passando tra un cumulo di pietre e un costone roccioso giungendo ai ruderi dell’alpe Pertus inferiore (m. 1800), ormai ricoperta dalla vegetazione e la cui stalla è ricavata sfruttando un riparo sotto roccia.
Poco oltre, potete vedere più o meno alla vostra altezza e non troppo distante da voi, il rifugio Salvin. Riprendete la discesa in un altro valloncello parallelo a quello del rio dell’Ajat (direzione est – ovest) e contrassegnato da una vegetazione arborea più fitta, fino ad attraversare il piccolo corso d’acqua. Quindi, con un saliscendi varcate un secondo rivo e raggiungete il sentiero vero e proprio, che vi conduce in leggera salita e diventando alla fine strada sterrata, nei pressi dell’alpeggio Salvin, dove trova sede il rifugio omonimo (ore 7).