La chiodatura “plaisir” è stata realizzata secondo un criterio di massima sicurezza, sufficientemente ravvicinata dove serve, garantendo comunque l’obbligatorietà dei passaggi meno difficili che generalmente devono essere superati in libera.
Una volta giunti nei pressi di Pian del Secco dove la strada svolta decisamente a sx, prendere una traccia di sentiero (2° rampa sulla sx interno curva) che procedendo in leggera salita verso sx, passa dapprima a fianco di una betulla e punta in direzione di un evidente affioramento roccioso dalla testa piatta che si innalza dalla linea di cresta (presenti alcuni ometti di segnalazione durante il tragitto).
Tale affioramento è la sommità piatta dello sperone della Sfinge (non avendo un nome abbiamo deciso di chiamarlo così..) visto dal versante non esposto che dà verso la zona del parcheggio dell'Aquila.
Una volta giunti sulla sella erbosa che precede la sommità dello sperone, divallare per ripidi prati sul versante opposto, mantenendosi inizialmente sulla dx di un affioramento roccioso di modeste dimensioni (lo speroncino dell’Aquila, sul quale sono stati tracciati brevi monotiri vedi https://stage.gulliver.it/itinerari/aquila-di-giaveno-sperone-dellaquila/), per poi passarci sotto e raggiungere la base della struttura principale, più in basso a sx, dove attaccano le diverse vie (targhe alla base).
N.b.:
nel caso sia stato steso il filo elettrico per il contenimento dei pascoli appena sotto la sella erbosa, è possibile raggiungere la base della struttura scendendo dal ripido canale di erba e pietre posto poco più avanti (fra lo speroncino dell’Aquila e lo sperone della Sfinge) oppure, camminando su grossi lastroni di pietra, oltrepassare la testa della Sfinge dal lato non esposto (verso il parcheggio dell’Aquila) e scendere da un ripido sentiero nel canalone successivo, con il mento della Sfinge che incombe in alto sulla dx..
Tempo di percorrenza dal parcheggio dell'Aquila: max 40 min (per tutti i percorsi descritti).
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- L1: max 6a+/A0, sviluppo 27 mt. (7 spit)
la via (targa alla base) attacca su una placca appoggiata di 3°/4° che sale obliquamente a sx, prosegue poi su un muro verticale (5c), entra in un diedro appoggiato che sale obliquamente verso sx e ne supera il lato destro aggettante (spit al disopra non visibile) sfruttando una buona presa che permette di ribaltarsi al disopra dello stesso (5c/6a) superandone lo spigolo. Proseguire dapprima verso sx con i piedi sul filo di spigolo e poi verticalmente superando una fascia aggettante, innalzandosi con i piedi in condizioni di equilibrio precario su tacche aleatorie poste sullo spigolo stesso (6a+) fino ad infilare in presa rovescia le dita della mano dx in un’evidente fessura posta al disotto di un piccolo tetto che man mano che ci si sposta sulla sx si verticalizza diventando un diedro.. Tale fessura, dapprima quasi orizzontale, man mano che ci si sposta sulla sx tende a verticalizzarsi permettendo di salire in Dulfer il tratto finale del tiro (5a) fin quasi in sosta S1. - L2: max 5b, sviluppo 28 mt. (4 spit)
da S1, procedere dritti per facili rocce appoggiate (3+) e dopo un tratto di trasferimento in leggera pendenza (2°), innalzarsi su un muretto verticale a sx di un camino (5b) e in seguito, dove la parete si appoggia nuovamente, spostarsi a dx del suddetto camino (3+, 4°) per poi proseguire su un tratto che tende nuovamente a verticalizzarsi (5a) fino alla sosta S2. - L3: max 5c/6a o 6c (non obblig.), sviluppo 20 mt. (5 spit)
da S2, con un breve trasferimento sulla dx, portarsi al centro del grande diedro finale (molto ben visibile dal basso) e seguendo la linea di spit che sale il lato dx del diedro in prossimità del vertice (tralasciando quindi la linea di spit appartenente a “Orizzonti di Cheope” che sale più a dx in prossimità dello spigolo) portarsi sotto il grande tetto che sormonta il suddetto lato del diedro per metà della sua larghezza (caratterizzato da un camino chiuso sulla schiena che sbuca in cima.. vedi foto).
N.b.: nonostante il lato dx del diedro sia una parete quasi verticale, presenta appigli talmente netti e ben definiti tali da renderne le difficoltà di salita molto contenute (max 5a). Come dice Marco, il tratto finale presenta un’arrampicata di puro piacere che non richiede alcuna fatica..
Una volta giunti sotto il grande tetto, aggirarlo sulla dx rinviando uno spit molto esposto, posizionato su una protuberanza del bordo che, nei passi successivi, viene lasciata in basso sulla sx durante il superamento del tetto (5c/6a).. Se invece, una volta rinviato il suddetto spit, si affronta il tetto in pieno strapiombo lasciandosi lo spit sulla dx, le difficoltà salgono fino al 6c.
Una volta superato il tetto, con un facile traverso molto esposto verso sx si raggiunge la sosta finale S3 posizionata sopra al tettodove questo presenta la maggiore sporgenza.. Tiro bellissimo con discesa in doppia emozionante!
Discesa:
tutte le soste sono attrezzate per la discesa in doppia e, a seconda della combinazione scelta, possono essere impiegate corde singole da 60 o 70 mt..Con due mezze corde da 60 mt. è possibile scendere con una sola doppia in punti da dove è possibile raggiungere facilmente la base della parete.
Dalla cima della struttura è anche possibile scendere facilmente a piedi, dapprima sulla placca sommitale appoggiata (prestando attenzione) e poi per sentieri più o meno comodi fino alla base della parete. Consigliato il sentiero che scende a sx della struttura guardando a valle.
- L1: max 6a+/A0, sviluppo 27 mt. (7 spit)
Revisione del tracciato: Maurizio Dalla Chiesa – 04/08/2020