Prima parte per sentiero: Dalla caratteristica e panoramica piazzetta con la chiesa e il campanile del paese, s’imbocca la rampa asfaltata che sale verso sx (faccia a monte). Giunti alle ultime case, si supera un cancelletto da richiudere (animali al pascolo) e, dopo poco, s’inizia a risalire il pendio in direzione del passo della Gava (segnavia banda rossa e bianca). In breve, il sentiero intercetta un panoramico camminamento al servizio di una captazione, poco prima di un’evidente frana che ha lasciato i relativi tubi completamente scoperti per alcuni metri. Superato il passaggio sconnesso, si prosegue quindi in traverso verso il fondo della valle. Si giunge così ad intercettare i torrenti Malanotte e Gava poco sopra la relativa confluenza, e poco sotto l’impianto di captazione (30 min. circa dal posteggio). Prima di scendere a guadare i due corsi d’acqua, però, conviene individuare tre spallette rocciose sovrapposte che incombono sull’opposta sponda, e che segnano l’ingresso nella parte più selvaggia del percorso, per tracce lasciate dagli stessi apritori della via.
Seconda parte per tracce: subito dopo il doppio guado, infatti, occorre abbandonare il sentiero che sale al passo della Gava, uscendo in direzione opposta allo stesso, per risalire un rado boschetto, e intercettare la pietraia che costeggia le tre spallette rocciose. Attraversata la pietraia, si punta quindi alla selletta fra la prima e la seconda spalla, posta poco sopra un isolato alberello di pino. Si scova così un più agevole varco, dopo il quale si prende a traversare in quota per ripido pendio di brughi, fino ad intercettare e guadare un fosso piuttosto marcato (che di solito porta un filo d’acqua) subito a monte di una cascatella alta una decina di metri (ometti). Oltrepassato il fosso, si risale a vista il costone erboso, fino alla base di un primo e più coricato pilastro, che poi si costeggia verso sx, al di sotto di un compatto muro di roccia. Al termine del muro, si risale una ripida pietraia, che fa da sponda al successivo e meno marcato fosso, posto tra il primo e il secondo pilastro (ometti). Poco prima del termine della pietraia, si attraversa quindi il fosso, puntando alla sommità di un canalino contraddistinto da un isolato alberello (corda fissa). Scavalcato il canalino, si riprende a traversare per panoramici spalti il lieve discesa, aggirando così per intero lo zoccolo del secondo pilastro (ometti) e raggiungendo infine il punto più basso di un terzo e più imponente pilastro, alla radice di una specie di contrafforte (30min. circa dal doppio guado; 1h/1h15 dal posteggio).
L1 – 15m. (+ 15m. di trasferimento)
Si vince un primo zoccoletto di rocce (che si può aggirare risalendo il pendio erboso a dx) con partenza sotto un caratteristico blocco fessurato (III+; possibilità di ottimo nut). Si prosegue quindi verso dx, per superare un successivo muretto, in direzione di un alberello (III; possibilità di ottimo friend). Si esce così su spalletta alberata, che si attraversa verso la base del contrafforte, caratterizzato da una bella placca -molto ripida e compatta- incisa al centro da un’unica fessurina (sosta da attrezzare sfruttano il primo ancoraggio del successivo tiro, costituito da 1 ch. con anello).
L2 – 30m.
Si sale per intero la bella fessurina, con arrampicata sostenuta e difficoltà crescenti, fino ad uscire su comoda terrazza posta a metà del contrafforte (dal IV al V+; 4 ch. e 2 spit). Dalla terrazza si punta direttamente alla sommità del contrafforte, superando un passo più aggettante e atletico, per blocchi un po’ sporgenti (IV e V; 1 ch. e 1 spit; possibilità di ottimi friends per proteggere il passo dei blocchi sporgenti; sosta attrezzata poco sotto la piatta sommità del contrafforte, su 2 spit con anello di calata).
L3 – 25m.
Scavalcata la sommità del contrafforte, si scorge verso sx un compatto spigolo, che forma in alto una specie di sporgente pulpito; per raggiungere tale pulpito -e poi proseguire sulla parte superiore dello spigolo- occorre ignorare una rampa obliqua (in apparenza molto logica, ma che s’interrompe proprio sotto il pulpito) e attaccare invece il muro soprastante al contrafforte. Inizialmente si sfrutta un orecchio di roccia che conduce da dx verso sx (IV+; 1 cordino sull’orecchio e 1 ch.). Dopo essersi ristabiliti sull’orecchio, si vince una placca appoggiata in aderenza, sempre verso sx, puntando ad un verticale diedrino (V; 3 spit e 1 ch.). Vinto il diedrino, occorre ristabilirsi all’estremità di una provvidenziale cornice che, in grande esposizione, conduce in traverso verso sx, per esaurirsi alla base di un ripido canalino (I e II; 1 ch. a metà della cornice; sosta su 2 spit).
L4 – 20m.
Il canalino si supera da dx verso sx, in direzione di un alberello che si protende dalla soprastante cengia erbosa obliqua (IV+; 2 ch.).
Rinviato l’alberello, invece di dirigersi verso il pulpito all’estremità superiore della cengia, la si attraversa verso dx, per prendere una serie di brevi camini, che conducono direttamente ad un più alto forcellino, dove lo spigolo decolla nuovamente (III e IV; possibilità di varie protezioni veloci; sosta su 2 spit con anello di calata)
L5 – 40m.
Dal forcellino (collocato una decina di metri sopra al caratteristico pulpito che sporge nel vuoto) occorre quindi superare il compatto muro posto a sx del filo (IV+; 2 ch.). Giunti sotto una fascia un po’ strapiombante, la si vince afferrando una atletica spaccatura verso sx, per poi proseguire pochi metri in verticale, e scovare un canale obliquo che riporta sulla verticale della sosta (V+ poi IV; 3 spit e 1 ch.). Si raggiunge così la base di un costolone di roccia -ripido ma ben lavorato- che si supera e si segue restando a sx di un canale erboso, fino a quando muore in prossimità di una più comoda nicchia di roccia (IV poi III; sosta su 2 spit con anello di calata).
Rientro: con 3 corde doppie da 50m., da attrezzare sulle soste delle L5, L4 e L2. Durante la seconda calata (e cioè quella fra il forcellino della L4, e la sommità del contrafforte della L2) è meglio attrezzare un deviatore sullo spit posto all’ingresso della cornice di roccia, in maniera tale da raggiungere direttamente la sommità del contrafforte, evitando scomode manovre di trasferimento.