Impressionante l'imbuto della Val Canneto osservato da Picinisco. Fauna a volontà, orsi compresi.
Dalla casetta di legno che accoglie il baretto ubicato ai margini meridionali del vasto parcheggio situato appena dopo il santuario, reperire un ponticello di pietra che attraversa il torrente (incanalato in un alveo artificiale). Subito dopo infilarsi nel bosco a sx, segni biancorossi sempre evidenti e disposti a giusti e sobri intervalli.
La prima metà del percorso si svolge nel bosco, con dapprima una risalita a brevi svolte, poi, raggiunto un pianoro erboso con vista a picco sul santuario, inizia un lungo diagonale poco in pendenza che costeggia parallelamente la valle, poi ad una svolta evidente inizia un lungo tratto ascendente e sempre più ripido (faticoso, inoltre terreno pietroso) che tagliando sulla dx le pendici della massiccia Torretta del Paradiso (1976m) conduce fino al termine del tratto arboreo.
Da lì verso sx (N), evidenti erosioni del terreno (cessano le tacche biancorosse) segnalano l’inizio del secondo tratto, che attraversa con un lunghissimo taglio in diagonale per lo più pianeggiante le vaste conche pietrose ubicate proprio sotto la cresta che dalla Meta conduce al M.Petroso, passando per il M. Tartaro e il M. Altare.
Detto “taglio” raggiunge nelle predette conche il sentiero N3 del Parco, che origina a quota 1850m in loc. Pratolungo dal molto meglio segnalato N1 che a sua volta diparte da Prato di Mezzo. Cmq i segnali del sentiero N3 (che perviene, nella sua prima parte pressochè pianeggiante, alla sella di Vallelunga tra Tartaro e Altare dove origina il sentiero K3 che scende sul versante in abruzzese, ometto) sono molto rari e sbiaditi, ed è facilissimo perdersi in caso di cattiva visibilità.
Dalle conche portarsi verso l’evidente contrafforte/risalto “a gobba” posto di fronte alla direzione di marcia (troppo prima di questo il raggiungimento della cresta appare ostico) che sorregge la bifida vetta del M. Tartaro e risalire a piacere in cresta, a seconda delle condizioni su detto gobbone o poco prima direttamente il pendio dove esso si presenta agevole e privo di salti di roccia, svoltando a dx verso la vetta, raggiungibile in pochi minuti senza difficoltà con breve tratto ripido (cumulo di pietre + piccola croce).
Impressionante l’affaccio sul versante abruzzese e vista a 360° su quasi tutte le montagne più importanti delle regione, dalla vicina Meta alla possente Maiella, al Petroso, al Marsicano e, in fondo a sx dietro quest’ultimo, al gruppo del Sirente-Velino.
Possibile proseguire per ampio crestone verso Altare e petroso, ma molto meglio in pieno inverno, partendo da Barrea per il lago Vivo.
- Cartografia:
- Carta turistica Ente Parco nazionale d'Abruzzo 1:50000