Coniuga al meglio spirito alpinistico ed attitudine sportiva al superamento in libera di difficoltà sostenute. Attrezzata a spit e qualche chiodo posizionati a grande distanza l'uno dall'altro. Per godersi appieno la splendida e compatta roccia ed il consueto panorama dolomitico occorre ottima padronanza del grado obbligatorio. Poche possibilità di aggiungere protezioni mobili, nel caso sempre di piccole dimensioni.
Attacco: Sul sentiero 404, dopo breve discesa, individuare un evidente rampa erbosa.
L1. Rampa erbosa fino ad una netta cengia orizzontale con sosta a spit ed anello di calata, III 55m;
L2. Bellissima placca con il passaggio cruciale della salita. Si ha subito idea dello stile di apertura. Dopo i primi due lunghi spits c’è un chiodo con braccio di leva da ridurre, subito a seguire un delicato passaggio a sinistra su piccola presa di piatto e poi la sosta, 6b+/6c 50 m;
L3 Dalla sosta individuare un tetto che si superare sulla destra ed il precedente diedro. Il percorso tenderà sempre a destra quindi allungare i rinvii o sfalsare le mezze corde. Bel traverso sotto il tetto molto esposto e tecnico, 6b+ 50m
L4 Ancora su ottima e rugosa roccia nera leggero andamento a sinistra, non è facile vedere gli spits successivi, 6b+ 45m;
L5 Lunghezza meno impegnativa e di conseguenza meno spits, solo tre, uscita su comoda cengia, 6b 45 m;
L6 Lungo tiro con ottima roccia, anche qui solo 6 protezioni in loco, si possono mettere micro camme, sosta su di un’altra aera cengia, 6b 55 m;
L7 Tiro di raccordo con la parte alta, puntare ad una nicchia gialla a sinistra, ai suoi piedi su una cuspide ci doveva essere una sosta su spit, ora rimane solo il perno (!), utilizzare gli spuntoni per farne una nuova, I, III 55m;
L8 Anche su questo tiro due spit rimossi (!) andare a destra e prendere un diedro con vecchi chiodi e possibilità di clessidre (in comune con la Via Ferrari – Sioli). Dopo grottina prendere a destra, VI 50m;
L9 Ultimo tiro della via in questione, percorso non univoco, unpò a destra su di una placca adagiata, IV, V+ 50 m;
L 10 Ora si è sulla classica Alerverà-Pompanin, tiro sul filo dello spigolo, ci si ferma su di una cengia obliqua, in un piccolo diedro c’è vecchia sosta, IV, IV+ 40m;
L 11 A destra per brevi lame poi, dopo un netto spuntone (possibilie sosta intermedia) a sinistra quasi di passo in direzione del caratteristico “fungo” che segna la fine della salita, IV, II 50m.
Discesa: Alcune soste della prima parte sono preparate per le doppie, ma non si da per certa la possibilità di un’agevole calata. Uscendo in cima si prendono le evidente tracce, i successivi enormi ometti e poi dopo il vecchio rifugio abbandonato si torna alla partenza.
- Bibliografia:
- Mauro Bernardi, Dolomiti le vie più belle, Athesia Specrtum, BZ 2005