L'itinerario è accessibile a chiunque abbia un discreto allenamento: le quote sono modeste, seppur ci sono molti saliscendi, e la distanza complessiva è poco sopra i 10 chilometri. La zona è intonsa e piena di animali domestici, proprietà dell'Università della Tolfa, e selvatici.
Qualche parola sugli animali domestici: vivono in stato semibrado ma possono brucare solo nei recinti, enormi, in cui sono confinato, in modo da evitare che mangino piante in zone di recupero. Per questo motivo è TASSATIVO CHIUDERE I RECINTI, se li si apre per entrare. Naturalmente tali animali, del tutto innocui, NON VANNO MINIMAMENTE AVVICINATI E DISTURBATI: tendono ad allontanarsi spontaneamente se l'uomo si avvicina. Nel caso tali animali siano sulla carrareccia è sufficiente avanzare in modo lento e fare delle pause, per dare il tempo all'animale di capire che deve allontanarsi e di scegliere la sua direzione di allontanamento preferita. Non dargli da mangiare e non gridargli addosso sono, ovviamente, comportamenti obbligatori.
L'accesso alle zone è libero, fino a che i visitatori rispetteranno tali prescrizioni di rispetto, educazione e legalità. In caso i recinti siano chiusi con catena e lucchetto, è sufficiente scavalcarli, altrimenti sollevare l'anello di filo di ferro che li chiude per poi riapplicarlo assicurandosi della sua chiusura. Ponete attenzione al filo spinato che serve per non far passare gli animali attraverso i pali dei recinti, a volte può essere poco visibile a causa dei giochi di luce e ombre.
Una nota per i guadi: di solito sono fattibili ma se l'acqua è troppo alta ci si può bagnare. Si può valutare le condizioni idroclimatiche delle ultime settimane e decidere se portare le calosce per guadare.
Una nota per i resti archeologici: cerchiamo tutti insieme di tutelarli, sono in stato semiabbandonato già dalle istituzioni, almeno noi appassionati del territorio cerchiamo di curarli.
È consigliato però parcheggiare l'automobile in uno spiazzo apposito una decina di metri PRIMA del ponte, venendo da Santa Severa: 42.078741, 11.965334
Subito dopo il ponte sul Rio Fiume, sulla sinistra venendo da Santa Severa, c’è il cancelletto che dà accesso alla carrareccia da cui parte l’itinerario. È possibile che il cancello sia chiuso da una catena con lucchetto, in quel caso è necessario scavalcarlo (è basso e agevole), altrimenti è sufficiente sollevare il filo di ferro o corda che lo tiene chiuso, spingerlo per farlo ruotare sui cardini e poi rimetterlo come lo si è trovato, ben chiuso.
La località, nota con il nome Casale Lo Stallazone è circondata da un bosco ceduo, noto come Bosco Monti Santa Caterina, tagliato regolarmente in modo sostenibile. Poco dopo il cancello, sulla destra, c’è la bacheca dei Monti della Tolfa, con indiciazioni turistico-ambientali. La marcia prosegue sulla carrareccia che si indirizza verso nord-ovest (da notare una vecchissima farnia) costeggiando il Rio Fiume che però guada subito all’altezza di una conduttura dell’acqua che invece passa aerea. La carrareccia si porta così sulla destra idrografica del torrente e incontra un bivio, una stradella sale a sinistra, da tralasciare, la carrareccia dell’itinerario continua a destra, costeggiando il Rio Fiume. Da qui l’itinerario è tracciato con bolli rossi sulle rocce o con pali con punta rossa e scritta LIFE.
Dopo poco, valicati eventuali altri cancelli chiusi, si arriva nuovamente a un guado, che fa tornare l’itinerario sulla sinistra idrografica del torrente.
Da notare che si trovano in successione, buttate nel fosso del torrente, ben due vecchissime automobili, abbandonate in epoche ormai definibili storici!
Ora ci si muove tra folti alberi, il Bosco di Monte Ianni, e ci si allontana un po’ dalla sinistra idrografica del Rio Fiume. D’un tratto il bosco termina e, oltrepassato un cancello, la carrareccia si inoltra in un largo pascolo, con a destra una vecchia fonte e a sinistra il Rio Fiume. Seguendo i pali segna via si arriva così al terzo guado, da dove la carrareccia si allontana dal Rio Fiume e si inoltra verso nord, attraversando la località Tufarelle e immettendosi nella Bandita Grande, fra macchie più o meno grandi di alberi. Ora la strada è in salita perché si sale dai 178 metri del pascolo ai 406 della Bandita Grande ai piedi della Tolfaccia. Proprio alla fine la carrareccia si immette, chiusa da un cancello ( 42.112366, 11.938509), su una carrareccia che sfiora da ovest a est le pendici meridionali della Tolfaccia. Bisogna imboccarla verso est, fino a che non si giunge a un bivio contraddistinto da un’alto pezzo di muro in pietre, residuo di qualche vecchia costruzione. Ivi a sinistra sale il percorso per la Tolfaccia, da prendere. Il percorso sale formando una lunga curva verso nord-ovest fino a piegare a ovest: non lo si perde perché si apre la strada chiaramente tra le macchie di bosco delle pendici della Tolfaccia. Tale percorso termina nel bosco proprio a ridosso dell’abbastanza erto domo della Tolfaccia, da salire sul pendio est “per tracce”, visto che nessuno si è mai preso la briga di tracciare una o più vie “normali” da questa parte.
In cima la caratteristica è che in tempi antichi era fortificato (Rocca di Tulfa Nova) presentando i resti, da nord a sud, di un Forno, una Cisterna, una Chiesa e una Torre Ottagonale (bacheca informativa tra la Cisterna e la Chiesa). Il sito archeologico è semiabbandonato.
Dalla bacheca si vede partire il sentiero che scende le pendici ovest, molto poco curato.
Lo spigolo meridionale della Tolfaccia, più spoglio, nei pressi della Torre, offre una splendida vista sulla costa tirrenica, molto vicina.
Il ritorno si fa per l’itinerario di andata.
- Cartografia:
- Carta Escursionistica Monti della Tolfa Edizioni Il Lupo
- Bibliografia:
- Progetto LIFE Monti della Tolfa