Tappa faticosa. Dal Palon in poi tutta su sfasciumi mobili. Cresta da seguire fedelmente per non trovarsi nei guai.
Relazione di Francesco Guglielmino
Al mattino siamo nel sole e sotto di noi, intorno ai 2000 metri, si stende uno spettacolare mare di nuvole che durerà anche il giorno seguente. Da questo mare, come isole, spuntano solo le cime maggiori del tratto della cresta già percorso e le catene di monti più lontane .
Raggiungiamo in breve il Colle della Croce di Ferro dove ci accoglie una marmotta poco diffidente che si ritira nella propria tana solo quando siamo a poco più di tre metri.
Recuperando il materiale lasciato dai nostri amici nel locale invernale del rifugio constatiamo che sia la sala da pranzo sia il dormitorio sono veramente molto accoglienti. Ci consoliamo della notte precedente passata sul cemento e non su questi comodi letti, pensando alla prossima che trascorreremo nei mitici lussi del Rifugio Santa Maria sulla vetta del Roccia.
Ma chi vive sperando… come vedrete in seguito, la realtà tiranna, come quasi sempre purtroppo, sarà la giustiziera dei nostri sogni.
Partiamo dal colle con una buona provvista d’acqua e saliamo sul monte Palon. Scesi da questa cima affrontiamo il passo Muret, i Muret, iI colle Brillet e i Brillet incontrando le prime difficoltà alpinistiche. Passi facili di II grado con uno di III, ma su roccia poco solida che richiede attenzione. Al laghetto posto poco sotto il passo Muret ripristiniamo le scorte d’acqua .
Arriviamo all’attacco delle Rocce Rosse che costituiscono la parte più alpinistica della cresta; affrontiamo i torrioni dai quali sono costituite con alcuni tiri di corda con arrampicata a tratti aerea e un po’ di forza su difficoltà di Il/IlI grado. Qui la roccia è abbastanza solida e l’arrampicata divertente.
La nostra speranza di dormire in vetta al Rocciamelone si infrange sulla cima del penultimo torrione delle Rocce Rosse. Sono ormai le 20,30 e la sommità di questo torrione, che ha una superficie di circa 2 metri per 3, anche se irregolare, ci sembra il punto migliore per bivaccare.
Allestiamo una sosta per sicurezza e ci leghiamo in quanto la parete sulla quale siamo affacciati è strapiombante. Ceniamo ben imbacuccati perché a oltre 3000 metri la sera è fredda e ci apprestiamo a trascorrere la notte non su un comodo letto ma sulla dura roccia.