La via seguita in questo itinerario è la classica “ad anello”, che non presenta difficoltà di rilievo se si escludono le roccette finali, da affrontare in condizioni asciutte, e un tratto ripido nel bosco, peraltro attrezzato.
Posteggiata l’auto nei pressi del Rifugio Donegani si risale da principio la strada bianca utilizzata dai mezzi pesanti diretti alle cave di marmo. Il paesaggio iniziale, purtroppo, è assai deturpato dagli scavi e tale risulta perciò anche il primo tratto del percorso.
Per questo motivo conviene effettuare questa gita la domenica, quando l’attività estrattiva è sospesa. In breve, comunque si sale al di sopra della zona di scavo e tramite bosco si perviene alla Foce di Giovo, 1500 m, un’ora circa; da qui si può già comodamente ammirare un ampio panorama che spazia dai monti Pisanino, Cavallo, Contrario, Grondilice, già visibili in precedenza, al sottostante abitato di Vinca, fino al litorale spezzino col Golfo dei Poeti e al tratto di catena appenninica che fa da spartiacque principale adriatico tirrenico.
E’ poi a questo punto evidente la vetta del Pizzo con il relativo costone roccioso, che si rimonta per raggiungerne la cima.
Dalla Foce di Giovo si traversa a est fino al colle Giovetto 1497 m, dove si stacca il sentiero diretto al versante settentrionale della montagna, che prenderemo al ritorno. Proseguendo invece verso la nostra mèta, la salita diviene ora un poco più faticosa, con qualche passaggio di I° fra roccette divertenti e di buona qualità; lo sguardo adesso può allargarsi parecchio e il panorama, progressivamente più vasto, culmina nelle giornate limpide con la vista sulla Corsica e sul lontano Appennino e Alpi Liguri.
Giunti in vetta (2h dall’auto) sono presenti libro e croce; oltre quest’ultima non conviene sporgersi troppo… per misurare i 700 metri di parete…
Al ritorno, ridiscesi al Giovetto di cui sopra, si consiglia dunque di seguire il sentiero 131 che, dal colle, taglia in leggera discesa il ripido versante orientale del Pizzo. Qui il percorso è assai suggestivo, fra boschi fitti e pendii scoperti e dirupati. Il sentiero è talvolta strettino; addirittura, per un breve tratto, è attrezzato con corda metallica per dar sicurezza nell’attraversamento di una zona boscosa caratterizzata da terriccio piuttosto sdrucciolevole. Trascorsa un’altra ora buona si giunge così alla foce Siggioli 1386 m, dove si conclude l’omonima ferrata proveniente dall’opposto fondovalle settentrionale e da cui, soprattutto, si può ammirare interamente la superba parete nord del Pizzo d’Uccello.
Lasciata, infine, la traccia di cresta ci si dirige ora ad est, perdendo rapidamente quota, e piegando poi a destra nel bosco si raggiunge la strada che conduce al Rifugio Donegani e chiude il nostro percorso – da 4 a 5 ore in totale.