- Accesso stradale
- tanti parcheggi riservati a residenti e villeggianti pochi parcheggi liberi
gita molto lunga ma ho avuto la fortuna che il meteo di questo inizio autunno è davvero perfetto: temperatura ottimale un pò fuori norma di stagione (23 gradi in vetta!) e cielo limpido per tutto il giorno. Non c’è più nessuno negli alpeggi del vallone di Unghiasse.
Dall’estremità orientale del Gran Lago occorre guardare sulla destra e pazientemente mettersi a cercare gli ometti che conducono sù in alto sul pendio fino a dover poi costeggiare una fascia rocciosa superiore (non ci sono tacche indicatrici ma il punto di partenza è compreso tra il sentiero al colle della terra d’unghiasse e il pendio ricoperto di detriti che precipita nel lago). La salita è molto ripida e soprattutto lo strettissimo tratto a mezza costa fra erba olina e detriti nella fase di discesa dal colle Unghiasse è da affrontare con la massima concentrazione e lucidità. Dal colle alla vetta non ci sono problemi, non si fa la cresta integrale ma ci si tiene all’inizio lato valle Orco poi poco sotto la cima si passa al lato val grande dove superando una serie di massi accatastati si arriva al punto più alto. Sulla vetta un ometto molto grossolano e il libro di vetta gestito dal cai Almese. Magari una cima così significativa e selettiva meritava una croce o una statuetta, peccato! Vista meravigliosa sul Gran paradiso, lago di Ceresole e buona parte della valle Orco oltre che vallone della Gura.
Itinerario sconsigliato con le nebbie estive. Necessita di perfetta visibilità soprattutto nel tratto tra il lago e il colle Unghiasse, da non fare con l’erba bagnata dopo una pioggia o con il ghiaccio.