Valmiana (Punta di) da Valnontey, traversata creste N-SE

Valmiana (Punta di) da Valnontey, traversata creste N-SE
La gita
enzo51
4 05/10/2017
Accesso stradale
Tutto apposto

Quattro le ore per accedere al colle Grandzetta. Agevole seppur ripida la prima parte. Decisamente scomoda la gimcana a saltare di pietra in pietra nella parte alta (una bella ginnastica), con bel canalino da sci ripido nel finale per fortuna breve, che in periodo asciutto non lo si risale che con l’appoggio delle mani. La cresta subito appare ostica a guardarla, ma ce’ subito un modo per rabbonirla sfuggendole sulla sx, al caldo sole di un a giornata limpida, che tale rimarra’ fino al tramonto, senza mai vedere una nuvola. Se non altro al riparo dalla piu’ fresca aria dell’ovest, saliamo iniziando al contempo una prima bonifica del terreno, qui in questa prima fase iniziale con roccia ancora discreta. Superato questo primo tratto con qualche tiro inevitabile per esposizione incipiente, integrando di tanto in tanto con protezioni veloci. Segue con il rientro in cresta una tregua con rocce montonate, da superare con sempre quell’arietta fresca di prima che invoglia ad accellerare il passo. Perdere le riserve di calore di poco prima e’ un attimo. Se relativamente facile e’ stato arrivare all’anticima, problematica invece si e’ rivelata la discesa lungo il netto e verticale spigolo a guadagnare la forcella una trentina di metri piu’ bassa. Tuttavia abbiamo trovato il modo di scenderlo in disarrampicata, prestando massima attenzione a tutto cio’ che lo spigolo di meglio aveva da offrire per mani e piedi, e poterlo scendere cosi senza dover necessariamente ricorrere a delle doppie. Piu’ l’impressione data dal forte senso di vuoto che altro. La cresta che da nord ci ha permesso di calcarne la sommita massima di questa ultima ancora importante elevazione separante la Valnontey dalla Valeille, ci riservera’ altri spunti interessanti alpinisticamente parlando per ancora un bel lungo tratto, con arrampicata non difficile nella sostanza, ma sempre sul filo costantemente aereo, con roccia lichenosa, di conseguenza scivolosa, per un appoggio mai sicuro al 100/100 degli scarponi per sostanzialmente tutto l’intero percorso di cresta, a un calcolo fatto dallo sviluppo di due km da colle a colle. Non abbiamo trovato nulla che testimoniasse del passaggio di cordate in tempi recenti. Abbiamo integrato per la maggiore con friend medio piccoli, effettuando il grosso della traversata in conserva corta protetta, ripulendo piu’ volte il tragitto con la rimozione delle pietre instabili, davvero tantissime, e ricomposto l’ìometto di vetta accuratamente. Abbiamo effettuato a dir la verita nella seconda cresta quella sud est riferito al percorso ormai tutto in discesa, una breve doppia di appena 5mt, con corda attorno a spuntone, per impossibilita’ di aggirare il salto da entrambe i lati fortemente esposti e nessuna presa per mani e piedi. Essendo sceso gia’ due volte dal canalone a lato l’alpe Vallettaz per niente agevole, anche per chi abituato al ravanamento piu’ spinto, abbiamo optato d’accordo col socio per il giro lungo, scendendo la Comba tutto alla sua sx su pietraie a non finire (bello il laghetto sotto la Cissetta al lembo inferiore di quello che resta del ghiacciaio della Valmiana, ancora stranamente pieno d’acqua), fino a reperire dopo tanto spaccagambe il sentiero giu’ dal Money (sottinteso il bivacco), ad una quota di ca 2100m, con un traverso finalmente su erba stavolta dopo tante pietre pestate. Arrivati alla macchina a ormai notte fonda, come notte era anche quando siamo partiti ore sei di mattino. Un giro anche in questo caso un anello, che per essere portato a termine in tutti i suoi aspetti ,distanze notevoli da coprire, terreni mai agevoli se non nei tratti di fondovalle, difficolta’ su roccia, imprevisti di varia natura, soste tutto compreso, ecco che 14 ore quelle che ci abbiamo messo per completare il giro, finiscono per bastare come per non bastare. La fortuna a seguito dell’impegno che una gita di questa portata richiede di solito in forti dosi, e’ stata quella di poter vivere il tutto in un contesto di bel tempo, terreni secchi solo apparentemente inaccessibili, quindi niente picca ne ramponi (anche se li avevo cmq dietro), solo materiale da roccia. Avvistati pochi animali. Nessun umano neanche in basso, sentieri deserti. La montagna si e’ assopita e chiusa nei suoi grandi silenzi ancora una volta.

In buona compagnia di Chopin, che mi ha fatto davvero piacere conoscere e che ringrazio per la disponibilita’ a condividere soddisfazioni e fatiche assieme, che la montagna ci richiede di mettere a nudo tutte quelle volte che un idea brilla nella mente.

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