Da Vernante si risale su asfalto per la strada di fondovalle fino a Limone, dove si prende a Via Romana, che si segue fedelmente fino a Limonetto. Qui si seguono le evidenti indicazioni per il Bec Baral: dal parcheggio si imbocca la rampa asfaltata molto ripida a monte del parcheggio, per abbandonarla quasi subito, svoltando a destra su pendenze ancora più feroci. Si superano Tetti Matlas (Liset sulle carte) e Tetti Cortassa, ignorando deviazioni a destra e sinistra si prosegue sulla sterrata fino al suo termine, a quota 1625 m circa, dove si seguono le indicazioni “Bec Baral – per cresta”. Un traverso discretamente ciclabile ed un breve portage depositano su un colletto nei pressi della Croce di Baral, a quota 1750 circa.
Si prosegue sul lungo mezzacosta, dapprima in lieve discesa (si perdono un centinaio di metri di dislivello), poi in salita, che porta sulla Costa degli Artesin, tra il Bec Baral e il Bric Castea (attenzione al termine del tratto in discesa, il sentiero si perde fra l’erba ed i cespugli, ma è evidente il suo prosieguo, poco più avanti). Aggirato il Bric Castea sul versante nord, si giunge in breve al Colle Arpiola, 1716 m.
Senza possibilità di errore, bici in spalla, si superano i 200 metri di dislivello che separano il valico dal Monte Vecchio, e si giunge in vetta pedalando grazie agli ultimi metri quasi pianeggianti sul crestone.
Per la discesa si possono percorrere DUE itinerari :
1) ripercorrere a ritroso l’ultimo tratto, fino al Colle Arpiola (difficile, OC). Sul valico si imbocca la discesa già qui descritta (http://www.gulliver.it/itinerario/56084): primo tratto difficile da individuare, ma dura poco: seguono momenti bellissimi e facilissimi nel bosco nei pressi di Meira Tempie, sulla displuviale Creusa – Arpas, poi alcuni passaggi ripidi e una sezione a tornanti portano nei pressi di Folchi (Tetti Fuss), da dove o per strada o per sentieri si torna all’auto.
2) Dalla vetta seguire il sentiero di cresta sul versante opposto a quello di provenienza; si superano agevolmente bici al fianco due piccole asperità rocciose, per giungere all’attacco della discesa. Il tratto iniziale è uno stretto sentiero inizialmente abbastanza ripido, con un passaggio tecnico piuttosto esposto da superare con estrema prudenza, seguito da alcuni lunghi traversi e stretti tornanti che scendono per l’ampio versante erboso nord-ovest. Dove iniziano gli alberi, il sentiero diviene più largo e scorrevole, ed in breve ci consente di raggiungere la evidente depressione erbosa del colletto Cagera (1600 m).
Tralasciando sulla destra la sterrata proveniente da Limone (possibile via di fuga) si prosegue per la dorsale lungo la sterrata marcata da evidenti tacche bianche sugli alberi, per imboccare quindi dopo un centinaio di metri il sentiero sulla sinistra, che scende sul versante della val Grande.
Il sentiero percorre lunghi e scorrevoli tratti a mezzacosta, con qualche iniziale blando sali-scendi, perdendo lentamente quota nel bosco, con fondo sempre abbastanza scorrevole.
Sempre seguendo attentamente le tacche bianche, si superano la Maira del Pino ed i tetti Fustin; si costeggia a monte la vecchia pista della sciovia della Sposa, e si prosegue fin quando il sentiero sbocca in una stradina asfaltata di servizio; si svolta verso destra in salita , si attraversa uno spiazzo sterrato e si prosegue sul versante opposto per sentiero, con qualche saliscendi, fino a giungere in pochi minuti all’abitato di Vernante ed al punto di partenza.
(relazione tratta da www.Cicloalpinismo.com )