Grande course in uno dei versanti più selvaggi del Monte Rosa, tutto da conquistarsi “by fair means”. Le prime facce umane le abbiamo incontrate sbucando poco sopra al Colle Vincent, a quota 4100 m…
Alla Capanna Gugliermina si accede bene: diversamente da ciò che avevamo letto in rete, ora il percorso è stato segnalato ed è impossibile sbagliare. Prestare attenzione alla portata di alcuni torrenti: per oltrepassarne uno a quota 1800 circa, è stato necessario un refrigerante guado a piedi scalzi (fortuna la corda fissa…).
Nella Capanna si trova tutto l’occorrente (complimenti al Cai di Varallo): zona giorno e zona notte, toilette alla turca all’interno, decine di coperte, pentole e stoviglie, tavolata con panche e sedie, luce elettrica coi pannelli solari, bombole del gas e fornello, stufa a legna, pala, piccone, attrezzi… Attualmente si può cucinare con la neve che arriva fino a quota bivacco.
La traccia sopra alla Capanna si trova senza troppe difficoltà anche di notte (meglio con sopralluogo il giorno prima): all’inizio siamo saliti dritti sopra alla Capanna, seguendo qualche raro ometto, poi abbiamo sfruttato una lingua di neve sulla destra ma sempre salendo, tenendoci leggermente sulla destra dello sperone. A quota 3650 m si mette piede sul Ghiacciaio delle Piode: al momento è in ottime condizioni, coi ponti ben coperti. Ad ogni modo occhio, perché i crepacci sono nel senso di marcia.
La terminale del Pilastro Vincent si passa bene sulla sinistra. Quindi si traversa leggermente a destra per attaccare seguendo una rampa di roccia marcia, che in breve si collega ad una nevosa cengia inclinata, fino a sostare qualche metro dopo su spuntone (cordoni in loco). Da qui inizia il secondo tiro nel canale, su roccia ancora non buona. Dal terzo tiro in avanti, migliora notevolmente la qualità della roccia, in alcuni tiri davvero ottima.
Abbiamo trovato abbastanza affidabile la relazione di Gulliver, forse da correggere la descrizione di alcune soste (S4 su 2 chiodi ed uno spit, S5 su spit + clessidra). Utile integrarla anche con quella della guida Cai-Tci. Lungo la via non si trova praticamente nulla e anche le prime soste sono da attrezzare.
Da considerare, per la tempistica, che al termine della via resta ancora un tratto finale in cresta, molto aerea ma ben proteggibile, la calata di 15 metri (cordoni in loco) e un ultimo risalto (una placchetta che abbiamo comunque scalato con gli scarponi) prima del pendio nevoso che, in breve, porta tra il Colle Vincent ed il Corno Nero. Attualmente non c’è alcuna cornice e si esce bene.
In un’ora e venti siamo scesi a Punta Indren.
Con Ale