Inoltre ci sono discrepanze sulla proteggibilità: Pietro la definisce R1, mentre il Gigante parla di 25m improteggibili. Io (forse nella variante) non sono andato oltre i 15m senza proteggere, e propenderei però per un R2+, o giù di lì.
Portate chiodi e martello. Una serie di 10 friends piccoli (max 2 BD), una marea di cordini; se volete un mazzetto di nuts.
Prima cosa alla quale fare attenzione è la roccia: dove è compatta, è stupenda e vanta un grip incredibile, ma è spesso marcia ed è molto difficile non sradicare interi blocchi! quindi procedete con cautela e sempre bussando.
Guardando in alto, si noterà il piccolo tetto sulla sinistra delle placche e ancora più a sinistra un canale che procede il salita e porta a due serie successive di catene; seguire questa strada, seguendo le indicazioni a bolli rossi.
Si ha così accesso ad una ripida cengia erbosa, sopra di questa ecco Il Muro di Cartagine.
Si tratta ora di individuare (leggermente sulla destra) un lungo scivolo appoggiato che caratterizza il primo tiro. E' caratteristico. Comunque allego le foto, comprensive dell' attacco.
La via attacca per un facile speroncino a sn di una placca più compatta con spit vecchi se ben ricordo (una via di Giacherio successiva alla mia) e sali (facile ma un po’ erboso e sporco, clessidra) fino ad un cespuglio dove si sosta(cespuglio/alberello). Si superano dei blocchi precari a ds entrando su di una placca ripida e non proteggibile che si sale in obliquo dapprima verso ds verso una lama
(forse una lastra appoggiata) senza raggiungerla. Si torna verso sn e poi con un movimento in discesa a sn si guadagna una erosione/buco da cui si continua in diagonale a sn fino ad un canaletto (5b/c, nessuna protezione per ca 25 m!). Si attraversano verso sn alcune placchette fino ad una comoda cengetta sotto ed a sn dell’inizio del diedro rampa superiore. Ricordo questo tiro non estremo ma difficile da leggere, laborioso nella ricerca del percorso. S2 35 m. Sosta da attrezzare, meglio probabilmente avere qualche chiodo.
Si sale direttamente sopra la sosta un muretto difficile (passo più duro da quel che ricordo… 5c+ probabilmente) entrando nel diedro rampa superiore che si segue per alcuni metri. Non si continua fino in cima alla rampa verso sn ma si esce a ds quando possibile, superando la costola di ds su buone prese per entrare nel bosco dove dagli alberi si recupera. Rimanendo legati in conserva si sale verso ds o dritti fino a sbucare al traliccio ed al sentiero di discesa.
Qui di seguito le mie note, tiro per tiro:
L1- Fate riferimento alla foto dell’ attacco. Per il resto c’ è poco da dire: basta seguire lo scivolo. Di clessidre se ne trovano più d’ una, e quando rimontate lo spigolino, tenete la destra e vi troverete in un piccolo diedrino proprio sotto i massi instabili. Bene, proprio qui due ottime clessidre costituiscono la sosta (S1)! Pensavo di dover rimontare a sinistra cercando l’ albero indicato da Andrea nel canalino, ma così è più lineare.
L2- Passate i massi a sinistra, proteggendovi su clessidra e straattenzione mentre rimontate (un grosso macigno si muove, proprio sopra chi assicura); traversate a destra e seguite le indicazioni di Andrea ed il testo della guida. Io, seguendo la logica di buchi, (come dice Pietro nella guida) giunto al cospetto della lama (non raggiunta), ho virato verso l’ alto per poi tornare a sinistra, ma prima di fare ciò ho visto un chioda da fessura (C) alla mia destra, che forse mi ha spinto ad allontanarmi dalla linea di Andrea, rinviando. Sopra di questo a sinistra uno strapiombino, idem a destra; nel mezzo un difficile e scomodo diedro con la possibilità di proteggersi su clessidra a destra; questo diedro ha costituito il passo più duro della via, e mi ha dato da penare. D’ altronde Pietro parla di fessure a destra dove è più facile proteggersi, quindi sembrerebbe sia passato anch’ egli di qui. Chi può dirlo?
Se seguite questa linea, vi tocca un lungo traverso verso sinistra, spesso su roccia precaria. Quando vedete lo strapiombo nero, non salite dritti seguendo la fessura, ma state bassi continuando a traversare in placca in direzione dell’ albero e del canale alla vostra sinistra: incrocerete una nicchia (S2) con un vecchio chiodo da fessura più uno nuovo mio, dato che il mio compagno non è riuscito a schiodare.
L3- Qui c’ è poco da dire. Il passettino di presunto 5c è all’ inizio, sul muretto, ma si fa senza alcuna sofferenza; peraltro ci si protegge anche bene. Per il resto non aggiungo nulla. Ciò che è stato detto da Pietro ed Andrea è più che sufficiente per non avere problemi. Non si può sbagliare linea. D’ altronde, il vero problema in questo senso è costituito dal secondo tiro.
S3 su albero.
"La via non è facile e non vi è alcuna attrezzatura. Andrebbe sicuramente ripulita nella parte iniziale...ma allora non si usava farlo!
Fate attenzione !! Che io sappia non la fa MAI nessuno...Ai tempi storici (30 e passa anni fa!) pochi osavano...Mario Giacherio so che la riprese ma altro non ricordo....."
"Togli tutti, ma proprio tutti, gli spit ed i resinati che ci sono su tutte le vie dell'Angelone e capisci come era l'Angelone delle origini. Per le prime 50 (+/-) vie, tutte aperte dal basso a vista e senza alcuna ispezione dall' alto, in totale avremo piantato non più di 5 chiodi a fessura complessivamente. Usavamo solo nut (un paio di friends preistorici) e cordini o corda da tapparelle (anche per le doppie) nelle clessidre o sugli arbusti... ovviamente in scarpe da tennis del mercato, le mitiche TEPA o Superga..... prova a pensarci. Ci siamo salvati! E, poi, invecchiati, abbiamo chiodato a resinati dappertutto!! :-)
Ciao. Divertiti ma con attenzione!!"